Un silenzio assordante avvolge l'incendio dell'isola ecologica che si è verificato domenica 17 marzo scorso. Eppure il fatto e la struttura coinvolta non mancano di interesse e di precedenti non banali. Nel 2009 La Guardia di Finanza sottopone l'isola ecologica a sequestro per violazione delle norme in materia ambientale, a seguito di esposto di un allora aspirante Robin Hood.
Chiusa e riaperta senza apprezzabili riduzioni delle gravi carenze impiantistiche e gestionali, nell'estate del 2012 va a fuoco. A bruciare è una enorme catasta di legno composta da mobili, infissi ed altro. Lo scorso 17 marzo le fiamme, invece, hanno interessato materiali di vario tipo, principalmente elettrodomestici, che hanno prodotto la prolungata emissione di una densa nube nera,trasportata dal forte vento di scirocco in direzione del centro abitato. Sui siti internet sono apparsi filmati e foto che denunciano la portata considerevole delle emissioni e sui quotidiani si è parlato apertamente di rischio diossina. Ma, al piccolo paese di uno sputo nero di provincia, la cosa non sembra riguardare. A partire dalla propria amministrazione che la riduce ad un mero atto di vandalismo e nulla dice su come si ovvierà alla necessaria chiusura temporanea (?) del sito, dove andranno a finire, per lo stesso periodo di chiusura, i rifiuti che i cittadini conferivano lì, che cosa è bruciato esattamente, cosa ha rilevato l'ARPA.
Si chiama informazione alla popolazione, per molti versi obbligatoria, sia perché prevista dalla legge, sia perché è valore etico-politico di rispetto dei cittadini che deve diventare abitudine e prassi di ogni amminis- trazione, a prescindere dal colore. Purtroppo, evidentemente, questo "assordante silenzio" sembra più riconfermare la vecchia e collaudata abitudine ad occuparsi della superficie dei problemi, fingendo di ignorare che i cambiamenti non possono essere fatti solo con le parole e le dichiarazioni di principio.
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